Whatever it is, say it!

Hai presente una foglia di edera? Quanto è bella, quanto è affascinante.

Hai presente i suoi rami, come avvolgono, come soffocano, come uccidono la pianta in cui si stanno insediando?

Ecco, l’edera è quella cosa, proprio quella che non dici, l’edera è quel seme parassita che ti tieni dentro, che pensi rimanga lì zitto e buono e invece germoglia, tu non lo sai, non lo vedi, ma lui cresce e cresce ogni giorno di più. Senza saperlo gli dai acqua e nutrimento ogni volta che non dici che c’è qualcosa che non ti va bene, e lui trova così tutte le forze necessarie per salire, arrampicarsi fino alla cima, per arrivare dal tuo cuore, dove credevi di averlo nascosto bene, fino al tuo cervello. E se trova la strada per arrivarci davvero, poi non c’è più modo di estirparlo quel seme, non c’è più modo di togliertelo dalla testa, quando senti che è arrivato lì è già troppo tardi; tu non lo sai, credi di poterlo controllare e invece ti mangia vivo, si nutre dei tuoi sentimenti e controlla i tuoi pensieri. Fa un po’ paura, a pensarci. Quanta ne deve fare nel momento in cui capisci che questo ti è successo davvero?

Uno si tiene dentro una cosa per anni, pensando di fare bene a tenerla per sé, pensando di far bene a non dirla, così nessuno si può far male se quella cosa rimane lì nascosta, “Tanto domani mi sarò già scordata, se non la tengo sempre sotto gli occhi” ci si dice. E invece come un battere che si nasconde tra le tue fibre, sta lì e anziché morire rinasce piano piano, così anche le parole non dette più le tieni dentro, più han tempo per diventare grandi.

Poi arriverà il momento in cui avranno bisogno di uscire perché dentro di te non ci stanno proprio più; e così sputi tutto fuori, vomiti tutto il tuo dolore che si è accumulato col tempo attorno a quel piccolo seme.

E sarebbe stato nient’altro che una sciocchezza se l’avessi detto subito, sarebbe stato nient’altro che un’inezia, una cosa da scherzarci su, da parlarci e da chiarirsi in due o tre giorni; e invece così, con tutto quello che ci si è andato a mettere insieme, rovini una cosa più grande di te, rovini un amore durato anni, un’amicizia piena di sbagli e di silenzi, un rapporto profondo che per quanto a volte fosse sbagliato, pensavi non sarebbe mai finito. Perciò parla, parla sempre quando hai qualcosa da dire, perché tanto prima o poi vien fuori, tanto prima o poi il vulcano erutta, l’acqua bolle, la roccia crolla, il picchio fa il buco.

Prima o poi il seme sottoterra cresce se continua a pioverci sopra. E quando mette le radici poi è più difficile da estirpare.

Per questo ho fatto questo poster, per dire a tutti quelli che si tengono dentro qualcosa, sia essa importante o futile, grossa o magra, divertente o cattiva, di dirlo, dirlo a voce bassa anche, perché non sempre bisogna urlare, ma dirlo, farlo uscire in qualsiasi modo possibile. Oppure urlate, se vi piace di più, ARRABBIATEVI e scoppiate, dite sempre se c’è qualcosa che non va bene, imparate a chiarire e a trovare dei compromessi. Imparate che le cose non si indovinano, ma si dicono. Che le cose non si sanno, ma si spiegano. Che i problemi non si cancellano da soli, ma si impara a risolverli insieme.

Scrivete una lettera, date uno schiaffo, piangete e parlate.

Dite quello che dovete dire, e fatelo SUBITO.

Solo così non germoglierà nessun seme cattivo dentro di voi. Solo così sarete leggeri.

innerfriction

 

In the atelier, Poster