Messico: morti scomodi

10 / 11 / 2014

Eh sì: sono proprio morti scomodi, questi, per lo Stato messicano. Quella che segue è la versione dei fatti (a dir poco inverosimile) sulla scomparsa degli studenti di Ayotzinapa, che ieri il Procuratore Generale della Repubblica ha illustrato in conferenza stampa. Secondo questa versione la sera del 26 settembre il Presidente del Municipio di Iguala, per impedire che gli studenti vadano a protestare alla conferenza che sta tenendo sua moglie in città, ordina alla polizia locale di fermarli alla stazione degli autobus sui quali stanno viaggiando.

In qualunque modo, lascia intendere (ma non dobbiamo sorprenderci, d’altronde il presidente municipale era già stato accusato in passato di omicidio e collusione con il crimine organizzato, ricorda il procuratore). Quindi la polizia locale, per fermare gli studenti, spara e sequestra, e siccome è a sua volta collusa con il narcotraffico (ma parliamo soltanto di ‘pochi elementi’ della polizia, ovviamente), consegna i sequestrati ad un gruppo di narcotrafficanti, i Guerreros Unidos.

Il “luogotenente” del gruppo di narcotrafficanti avverte con un sms (!) il proprio capo dell’arrivo degli studenti; lo stesso capo crede però che si tratti di integranti di un gruppo rivale (!), allora per difendere il proprio territorio li fa portare in una grande discarica, molto isolata, dove gli studenti vengono interrogati sulla loro identità. I 43 giovani rispondono che sono solo studenti (il procuratore ci tiene a precisare che non ci sono elementi che facciano pensare che gli studenti appartenessero a un altro gruppo di narcotrafficanti) ma il capo non gli crede: vengono quindi uccisi. Come, non è dato saperlo.

I loro corpi vengono poi ammassati uno sull’altro e bruciati: ma non senza motivo. Il procuratore tiene a sottolineare che i narcotrafficanti fanno di tutto perché non resti traccia di quei corpi (la ragione di tanto affanno resta completamente ignota, considerando che in genere gli omicidi servono loro per seminare terrore; in questo caso poi, trattandosi di supposti ‘avversari’, non ha proprio nessun senso). I narcotrafficanti tengono acceso  per ben 14 ore un enorme falò (che nessuno nota o segnala nonostante siano già iniziate le ricerche degli scomparsi), poi triturano i resti, si mettono a raccogliere cenere e ossicini rimasti a terra e mettono tutto dentro 8 buste di plastica che gettano in un fiume, e che vedono perfino portare via dalla corrente.

Insomma, per il procuratore questi sono i fatti (basati sulle dichiarazioni dei narcotrafficanti, sulla sicurezza con cui le rilasciano e sulla loro “ricostruzione” cosi chiara), ma i corpi proprio non ci sono. Anche se per trovarli si fa di tutto. Addirittura, nel disperato tentativo di recuperare i resti nel fiume, un uomo della polizia muore affogato, si sostiene. E alla fine sì, qualche pezzeto di ossa e  un pò di cenere viene recuperato nella discarica. Ma il procuratore avverte che la possibilità di riscontrare tracce di DNA su quei resti è altamente improbabile; la procura comunque simula uno sforzo e li manda ad analizzare in Austria. Sui tempi però non si assicura nulla, nessuno sa quanto ci vorrà per le analisi.

Certo è che, senza una prova concreta, gli studenti ufficialmente restano desaparecidos, sostiene il procuratore. D’altra parte però, i numerosi narcotrafficanti arrestati (in soli 8 giorni), tra i quali anche il capo dei Guerreros Unidos, che confessano tutta la dinamica del massacro fin nei minimi dettagli, con tanto di responsabilità individuali e nomi dei membri del gruppo, sono fonti per indizi che pare non lascino molto spazio ad altre interpretazioni riguardo i fatti. Insomma il procuratore fa intendere che gli elementi ci sono tutti: il presidente municipale di Iguala (che non è lo Stato, sottolinea) è il mandante (non manca un pizzico di romanticismo, perché voleva evitare che la moglie venisse messa in pericolo dalle contestazioni di pericolosi studenti), ci sono i complici corrotti (elementi isolati della polizia locale), e poi ci sono i veri cattivi, i veri responsabili della tragedia, i narcotrafficanti rei confessi. Infine ci sono anche le ceneri… ma cosa volete di più?!

Eppure, alla fine dei conti, gli scomparsi non si sono ancora materializzati, né vivi né morti; e i familiari non ci stanno, come non ci stanno tutti gli studenti e tutte le persone che hanno manifestato fino ad oggi per chiedere verità e giustizia. Per questo da subito si torna in piazza: perché il procuratore, che ha concluso la conferenza stampa dicendosi stanco, evidentemente non è l’unico ad esserlo.

 

FONTE: globalproject.info

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