Daily Red Carpet

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L’installazione

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Il punto di vista dei passanti

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Nel tempo sono passate diverse persone che si sono sorprese dell’allestimento, alcuni sorridendo, altri scappando…

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…altri ancora si sono comportati da vere star!

 

DAILY RED CARPET

La quotidianità è formata da automatismi. La maggior parte delle azioni quotidiane non ven- gono nemmeno registrate, non ne abbiamo me- moria, come respirare o camminare. Ho deciso di fare un’installazione che andasse a toccare proprio una di queste azioni automatiche, tra- sformandola da azione automatica e quotidiana ad evento unico e speciale, di cui si possa con- servare una memoria e su cui si possa fare una riflessione.

Ho scelto di agire sul una porta, una porta (non) particolare: una che collega un atrio a un corri- doio, che resta sempre aperta, che non collega a una stanza chiusa, non divide l’interno e l’ester- no, può essere attraversata da chiunque a tutte le ore tutti i giorni.

A pianta rettangolare, collega l’entrata dal corti- le, le scale e il corridoio principale dell’edificio C dell’università, l’atrio dove ho agito è uno spazio considerato ‘bianco’, cioè, sostanzialmente vuo- to.

Ho agito installando davanti alla porta un tappeto rosso lungo c.a 3 metri, ai cui lati ho posizionato due nastri rossi delimitanti. Più distante, al cen- tro dell’atrio, ho posizionato un cavalletto con una macchina fotografica (spesso spenta) pun- tata sulla porta. In un angolo opposto alla porta su cui ho lavorato ho posizionato un faretto da studio fotografico, che produce una luce diretta, circolare, gialla, abbastanza intensa da risaltare sull’illuminazione normale della stanza.

Si può dire che ho trasportato l’allestimento dell’entrata alla ‘Notte degli Oscar’, il famoso Red Carpet su cui camminano le star più famo- se del mondo. Chi si trova ad attraversare la mia installazione è immediatamente posto al centro dell’attenzione, cammina su un tappeto ed è illu- minato da una luce direzionale su di lui, ed anche

se non c’è nessun pubblico, la macchina fotogra- fica lo sostituisce. Non ho posizionato nessuna targa che presentasse l’installazione: avrebbe portato la sensazione ‘viscerale’ ed istintiva ad un livello più razionale, riflessivo.

Tramite questa installazione ho cercato di far vi- vere una sensazione a chi si trova all’interno di essa: sentirsi importanti, osservati, quasi ammi- rati, riconosciuti.

Invece all’osservatore esterno, che vuol vede- re criticamente l’installazione e come le perso- ne l’attraversano, vorrei far considerare quante azioni quotidiane vengono compiute inconscia- mente, superficialmente e automaticamente. Oppure come reagiscano alcuni ad essere al cen- tro dell’attenzione, della luce, dell’obiettivo, mentre compiono un’azione comune.

Trovo che l’azione ripetitiva che diventa incon- scia sia un meccanismo fondamentale, ma pen- so che ogni tanto bisognerebbe fare attenzione alle azioni che compiamo, viverle consciamente, considerarle.

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